Ci fu giorno in cui volli dare prova,
riuscire con la forza a trarmi in volo:
mi misi alla finestra ad aspettare
finché un passero arrivò: “Sei stanziale.”
disse, “non cogli la giusta prospettiva
del problema. Per quanto grande sia
la tua sapienza manca il lampo,
il tuo fardello è questo e devi convenire
che non c’è Oltre a certi occhi, né c’è Dopo;
ogni uomo s’impratica uno scopo
o sceglie quello d’altri che gli piace
ma è sempre uomo e uomo vale e resta,
libero di pensare in un bicchiere
e d’affannarsi in campi limitati,
mai pago d’uno scopo generale
in un modo che non si possa ribaltare.”
Idolatrare la manifestazione del pensiero
per vederci appigli di conoscenza o verità
non mi convince. Tutto questo spolvero
d’analisi in cicli chiusi e aperti affastellandosi
sull’opinione fa torto del vero problema
che è: a chi giova? A chi deve giovare?
Perché, ecco, se si dovesse ammettere
che può tranquillamente non interessare,
la partita è chiusa, torniamo al cuore/amore
ed avremo più pubblico.
Io penso: uno dei segreti è non rinchiudersi
in qualche idea fondante;
io credo sia nostro dovere rischiare ogni volta
si possa trovare un contatto;
ed un contatto è possibile sempre,
s’accetti una dialettica comunque posta.
Ma senza virtù d’astrazione saremmo parziali
schiavi di tecniche compositive e procedure
che portano a dettati privi di spessore.
Disantropomorfizzazione, rilasciate
le cause del conflitto al loro sfogo
non intervenendo. Sminuire,
tornire, appalesamenti fresare
che puri si sapevano, possibili
in teoria. Farli propri
(non certo assumere remote prospettive).
Inalterata l’osservabile,
dei modi avvengono casuali;
il rischio è astrarsi,
passibile d’accettazione dimezzata.
Disposta in senso largo sull’astratto
sarà rimossa l’onto del bisticcio,
ragione e torto delegittimati.
L’ardore risuscita i morti, galvanizza,
trasfigura merdine in condottieri,
piante rigogliose di floride radici;
l’argilla nella betoniera, il silicio,
il pietrisco inconsistente, il legamento,
l’acqua piovana in taniche assai coraggiose.
L’amore sventra, osservò Delacroix,
bisogna cogliere il suicida mentre cade
per rubargli la vita sulla tela.
Delacroix sventra, rimarcò Baudelaire.
“È la maitresse più esigente che conosca”
-l’arte- ammetteva, non voleva amanti.
Povero Warhol che se ne riempiva,
povero Bohr nel suo modulo astratto
e povero Einstein, veloce, troppo,
dovendo fare l’occhio a tante cose
mentre Cassano intossica pazienti
con intrugli da stregone (meccanicista!).
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