Sestina lirica anomala (come tutta questa storia)

Forse un giorno vorrai amarmi, Giulia,
col trasporto di chi si sente bella
e vezzeggiata, non da bambolina
che sa tremare ancora a dirmi: “Beppe,
sì, sebbene tu sia sì tanto brutto
che non so farti più sciocco o testone.”

L’aspetto quel momento, io, testone
a cui si smuove il sangue a dire: “Giulia,
non è che poi io sia sì tanto brutto,
ma messo accanto a te che sei sì bella…”
(vorrei tener a mente d’esser Beppe,
ingrata attesa d’ogni bambolina).

Ché se mi vedi troppo spesso in bambola,
accipigliato a guisa d’un muflone,
dovresti aver pazienza e farmi: “Beppe,
ma che tu c’hai da farmi strega Giulia
e non riuscire a dirmi che bellina?
Non è che poi ci sia tanto costrutto…”

Non era un gioco il pasticciaccio brutto
in cui finii credendo bambolina
una tal tipa scema quanto bella,
tanto scema da farmi non testone
a sufficienza per bramare Giulia
in dignità e volerla mia, di Beppe.

In verità, avesse detto: “Beppe,
non è che poi tu sia sì tanto brutto
da non poter pensar d’avere Giulia,
è solo che a farmi bambolina
facesti un grosso errore, tu, testone,
o credi ch’io sia scema quanto bella?”

Avrei risposto: “Tu sei tanto bella
d’aver sottratto senno e cuore al Beppe,
l’hai ridotto a serafico testone
e te la ridi; se vedessi il brutto
andazzo in cui è perso, bambolina,
daresti un bacio, diresti: “T’amo. Tua Giulia.””



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