Introduzione al volume “Strenue”, 2023, poesie e traduzioni 1994-2023

Ho inteso la poesia in senso formativo, conoscitivo dell’umano, da un punto di vista privilegiato: quello degli autori classici, poi degli anglofoni, infine dei contemporanei italiani ed europei. Occasionali apprezzamenti e riscontri critici hanno aggiunto volume al mio lavoro, fino al naturale esaurimento della spinta in tali forme. Questo volume fa da quaderno autoriale di poesie e traduzioni 1994-2023, con un breve cappello teorico del 2004 a suggerire un posizionamento di pensiero.

Che destino ci toccherà, umanamente e artisticamente? Quello di Zadig in “Il cane e il cavallo” di Voltaire (Zadig ou La destinée, histoire orientale, cap. 3): Zadig usa l’ingegno per legare fatti apparentemente sconnessi in ricostruzioni che si dimostrano reali partendo verosimili. In base a che principio? Principio di economia, senza alcuna creatività o istinto divinatorio. Ergo: la poesia sarebbe la massima economia di stringhe in una sintassi assegnata, il limite del riducibile. Chi assegna la sintassi? È il solco, la forma materiale. Ma la pragmatica, il mondo che assegna valore alle stringhe? Del mondo a questo punto non importa se non come condizionamento ambientale e soggettivo, non condivisibile, che plasma il solco strutturale. Fra innatismo platonico e tabula rasa aristotelica, scegliamo il primo: noi siamo e ci portiamo dietro, tramandato evolutivamente, il minimo bagaglio indispensabile per sopravvivere e a quel minimo stato sempre tendiamo.

Sarebbe bello dividere la semiotica in sintattica, semantica e infine pragmatica (rapporto dei segni con i loro interpretanti), ma queste cooperano triadicamente. Dove entra la pragmatica (il mondo: la coercizione della tradizione, la storia dei tabù, l’umanità in senso lato) finisce però l’economicità delle stringhe. La poesia tradizionalmente intesa starebbe quindi nello spazio, assimilato, fra pragmatica e massima economicità? Il problema è che la pragmatica è strettamente personale, quindi utilitaristica; o ideologica se l’utilitarismo è di gruppo. Dunque, di nuovo, non condivisibile.

E il lettore? A lui conoscere e condividere l’enciclopedia delle sintassi, dopo di che ragionerebbe sulle stringhe. L’adozione della “stringa economica” quale natura base dell’espressione poetica, circoscriverebbe la poesia al modo di dire le cose senza parole inutili e costituirebbe un punto d’arrivo fisiologico prima che pragmatico. Ermetici (iniziati), gnostici (esiliati), alchimisti (simbolici), ermeneuti (interpreti), sociologi (giudici) sarebbero tutti fuori gioco, giacché nel mondo fattuale regna il principio di economicità, rigidamente ma liberamente sintattico, agonistico, comparativo rispetto alle isotopie possibili e precedente le elaborazioni della pragmatica.


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Si ringrazia Angelo Rendo per la gentile concessione delle sue traduzioni in italiano, in particolare: cinque poesie sulle nove da Pandemic Ballads, del 2020; e tutte le otto poesie da Rorty is dead, del 2009.



Presentata in “Strenue”, 2023, ISBN  979-8856708300, stampa indipendente con Amazon.it (scarica qui il .pdf gratuito)