Postfazione al volume “Strenue”, 2023, poesie e traduzioni 1994-2023

L’invariante umano è la mitopoiesi, che si declina e si trasmette di volta in volta nel poetico locale attraverso svariati mezzi; non lo è invece la lingua, fenomeno etno-culturale che nasce localmente e finisce circoscritto in un tempo dato. È il motivo per cui il letterario e la poesia si stanno inevitabilmente estinguendo mentre tornano strutture, pastiche e combinatorismi che, in forma di parola scritta, non interessano comunque al vasto potenziale pubblico attratto da forme più dirette e appaganti. Il trionfo del mid-cult e del pop fino al trash, quindi? No, lo spaccio iconico primigenio.

Starei attento al reducismo, con i giovanissimi. Dai miei coetanei che si sentivano investiti di una causa superiore mentre perdevano validazione nel mondo reale, andrebbero tenuti alla larga anche se le alternative sono superscemotti social o musicali. Meglio quelli che noi, comunque.

La pretesa fondativa del tecnico competente abilitato a parlare rispetto all’onesto incompetente che deve solo ascoltare, oggi divenuta diatriba politico-sociale mediatica, non aiuta ad indagare perché tanti competenti, seppur meglio equipaggiati degli incompetenti, sbaglino le previsioni sul futuro esattamente come questi ultimi. Forse il settarismo e la malafede bilanciano verso il basso la competenza lì dove l’onestà e l’ingenuità bilanciano verso l’alto l’incompetenza, facendo pari e patta nei fallimenti predittivi?



Presentata in “Strenue”, 2023, ISBN  979-8856708300, stampa indipendente con Amazon.it (scarica qui il .pdf gratuito)