Lavoro e non sono felice

Lavoro e non sono felice ma lavoro
senza che sia rappresentato.
Non sono triste. Penso che sia giusto
e comunque una vita
sapersela creare.

Cerco di tenermi informato
vado al cinema. Di nascosto
nella sala illuminata io scompaio.

È stato un buon pranzo. Mia suocera
cercava di farmi del male quando ancora
non andavo a lavorare. Un giorno
mi sono presentato con due sporte
di maiale e col lardo
abbiamo familiarizzato.

Della forma che solleva un lavoro
di penna estesamente razionale
e non nasconde all’ombra di una torma
l’equità della tristezza
perché pensare stanca,
ha fatto bene a lasciare il partito.

Sarò breve. Non chiamo per scampare dei guai
non ho una fede e non illudo,
se a qualcuno piacesse la mia vita
non lo invidio. Però volesse scrivermi
un pensiero, l’avrei caro
potendo riguardare e ricordare.



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