Cappuccio di rana e verdità

(Traduzioni di Angelo Rendo, 2009)


La tradizione è terapeutica
più che costruttiva.
Cosa è meglio credere?
Balzi nella conversazione
e voci specchiate,
non metafore buone per l’occhio.

*

Il mentale

Ogni funzione non ha corpo,
non subito s’afferra.
I sentimenti sono fantasmi
e il dolore,
che anticipa la mente.
A nulla servirà
salvare la storia delle idee.

Tu conosci, non un problema
ma una descrizione:
il tuo dolore è il mio.

*

L’essenza trasparente

Siamo di vetro come gli angeli
non possiamo afferrarci
che fuori dallo spazio.
Occhio non vede, orecchio non sente.
Il due porta a chiara evidenza:
dolori e pensieri non hanno luogo.

*

Una pura sensazione di dolore

Hai provato dolore? Hai una mente.
Basta qualcosa di sbagliato,
una falsa credenza.
Crediamo di guardare la stessa stella
anche dopo aver compreso
la lontana palla di fuoco
non il buco vicino.
Nessuna differenza dall’esterno,
ma dentro.

*

Il dolore

Quanto più uno cerca la risposta,
tanto più inutile diviene la domanda.
La parola dolore,
niente a che fare col dolore.
Impossibile per lo scettico dubitare:
non ha commesso alcun errore.
Di nuovo, pratica sociale.

*

Il temperamento grigio-gesso del nostro calvo giovane dottorando

La morale da trarre,
la metafora così a buon mercato.
Sapete queste rappresentazioni?
Ti costringono a credere
cappuccio di rana e verdità.

*

Naturalistico o storicistico, o della motivazione sociale

I koala si percepiscono bianchi?
Hund è tedesco per un cane?
Robinson crede in Dio?
La paura dei fantasmi:
niente di strano sta accadendo.
Possiamo dire allegramente
a fronte del mondo sorpreso:
impulsi al nervo ottico,
all’unanimità
il regredire all’infinito dell’argomento.

*

Il lavoro del linguaggio

Una quercia è un albero
cosa idea parola.
Una voce nella conversazione,
scomodo strumento, bellezza
senza logica. Questa convergenza:
prodotto inevitabile della storia.
Un matrimonio, gravosa occupazione
su questioni così rischiose.
È il semplice e banale senso
del vero.



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