Ariel
Stasi nel buio.
Poi l’immateriale blu
Cola su cime e distanze.
Leonessa di Dio,
Come quello ci sentiamo,
Fulcro di talloni e ginocchia! – Ma il solco
Si apre e separa, fratello
A quel brunastro arco
Del suo collo fuori tocco,
Mentre occhioni negri,
Le more, distendono
Lacciuoli scuri,
Boccate di sangue dolce e nero,
Epperò inconsistenti.
Ancora quello
Mi sbatte su nell’aria,
Cosce, capelli;
Freni dai calcagni.
Bianca
Godiva, sono qui pura –
Morte le mani, morti i patemi.
E adesso
Schiumo al grano, luccico ai mari.
Il pianto del neonato
Si perde nel suo suono.
Ed io
Sono la freccia,
La rugiada che trasmuta
Suicida, piena nella vampa
Del rossastro
Astro braciere del mattino.
Originariamente apparsa su Nabanassar nel 2013 (vai alla pagina web)
Ora in “Strenue”, 2023, ISBN 979-8856708300, stampa indipendente con Amazon.it (scarica qui il .pdf gratuito)